Effetto terra
In occasione dell’anno dell’Expo che invita a riflettere sul pianeta, dal territorio al cibo, dalle radici all’energia, alle molte tematiche ad essi connessi, Fotografia Europea si interroga sul loro rapporto con la fotografia non solo rispetto alla sua funzione di rappresentazione e di documento, quanto anche con l’ambizione dell’originalità, del rinnovamento, della peculiarità.
D’altro canto i mezzi, i modi, le iconografie sono cambiate enormemente negli ultimi decenni e con essi gli immaginari e le riflessioni. La velocità, la connessione, la “liquidità” fanno sempre più da contrappunto ai ritmi, alle relazioni, alla solidità che la terra comunica.
Un primo aspetto riguarda la rappresentazione del pianeta. Quale nuova geografia ci può consegnare oggi la fotografia? Esiste ancora una contrapposizione tra natura e artificio? Tra memoria e novità, tra tradizione e futuro? Luoghi nuovi, nuovi modi di rappresentare, nuovi immaginari e nuove manipolazioni dell’immagine aprono non solo verso inedite prospettive ma anche ad una diversa considerazione del passato. A seconda del punto di vista dal quale si guarda, della prospettiva che si adotta, dalla più interna a quella più vertiginosamente esterna, satellitare, cambia evidentemente il modo di sentire e di considerare. Quanto indecifrabili ci appaiono certe immagini prodotte dalla scienza e dalla tecnica, nel microscopico più infigurabile, nelle scoperte delle invisibili lontananze, o nel più incredibile immenso al di là di ogni nostra immaginazione. Quanto lontano dal reale ci possono portare le rielaborazioni e invenzioni che la tecnologia ci permette oggi sull’immagine stessa. Quanto vicino possiamo arrivare attraverso le simulazioni più precise e accurate.
D’altro canto, mentre si denunciano i conflitti e si documentano le catastrofi, si cercano anche nuovi equilibri tra le ragioni della natura e il necessario e inevitabile intervento e agire umano. L’arte del resto non si limita a rappresentare, a produrre immagini, ma spesso ha sentito e sente di dover essere più che un invito all’azione a sua volta un modo specifico di agire per innescare un cambiamento: dal suo impegno per raffigurare ecologicamente il mondo e i suoi problemi passa anche alla ideazione e realizzazione di interventi pubblici sul territorio e nelle comunità. La si è chiamata arte pubblica, che dell’immagine fa un uso attivo, performativo, che molto ha a che fare con le nuove tecnologie, usandole in modo costruttivo e condiviso.
Le problematiche si sono complicate proprio perché le tensioni si sono acuite. E se da un lato si cerca un equilibrio e un’interrelazione, cosa accade se ognuno va per la propria strada? Esiste infatti sia una natura che precede l’uomo – magari potente e sublime, ma anche vergine e calma – sia un uomo senza natura, grazie a tecnologie tanto avanzate da essere estranee alle immagini della natura.
La fotografia ha ancora un ruolo anche qui, non solo di efficacia ma anche di riflessione. E d’altro canto, infine, quanto tutto questo sta incidendo sulla fotografia stessa, sulla sua peculiarità, sulla sua riflessione?
L’edizione 2015 di Fotografia Europea cercherà di dare un contributo su questi temi.