Un primo aspetto riguarda la rappresentazione del pianeta. Quale nuova geografia ci può consegnare oggi la fotografia? Esiste ancora una contrapposizione tra natura e artificio? Tra memoria e novità, tra tradizione e futuro? Luoghi nuovi, nuovi modi di rappresentare, nuovi immaginari e nuove manipolazioni dell’immagine aprono non solo verso inedite prospettive ma anche ad una diversa considerazione del passato. A seconda del punto di vista dal quale si guarda, della prospettiva che si adotta, dalla più interna a quella più vertiginosamente esterna, satellitare, cambia evidentemente il modo di sentire e di considerare. Quanto indecifrabili ci appaiono certe immagini prodotte dalla scienza e dalla tecnica, nel microscopico più infigurabile, nelle scoperte delle invisibili lontananze, o nel più incredibile immenso al di là di ogni nostra immaginazione. Quanto lontano dal reale ci possono portare le rielaborazioni e invenzioni che la tecnologia ci permette oggi sull’immagine stessa. Quanto vicino possiamo arrivare attraverso le simulazioni più precise e accurate.
D’altro canto, mentre si denunciano i conflitti e si documentano le catastrofi, si cercano anche nuovi equilibri tra le ragioni della natura e il necessario e inevitabile intervento e agire umano. L’arte del resto non si limita a rappresentare, a produrre immagini, ma spesso ha sentito e sente di dover essere più che un invito all’azione a sua volta un modo specifico di agire per innescare un cambiamento: dal suo impegno per raffigurare ecologicamente il mondo e i suoi problemi passa anche alla ideazione e realizzazione di interventi pubblici sul territorio e nelle comunità. La si è chiamata arte pubblica, che dell’immagine fa un uso attivo, performativo, che molto ha a che fare con le nuove tecnologie, usandole in modo costruttivo e condiviso.
Le problematiche si sono complicate proprio perché le tensioni si sono acuite. E se da un lato si cerca un equilibrio e un’interrelazione, cosa accade se ognuno va per la propria strada? Esiste infatti sia una natura che precede l’uomo – magari potente e sublime, ma anche vergine e calma – sia un uomo senza natura, grazie a tecnologie tanto avanzate da essere estranee alle immagini della natura.
La fotografia ha ancora un ruolo anche qui, non solo di efficacia ma anche di riflessione. E d’altro canto, infine, quanto tutto questo sta incidendo sulla fotografia stessa, sulla sua peculiarità, sulla sua riflessione?
L’edizione 2015 di Fotografia Europea cercherà di dare un contributo su questi temi.